Il SALENTO e l’arte della CARTAPESTA

Un viaggio con nuovi occhi | Apr 01 | 2020 |

La presenza di un piccolo libricino in cartapesta, custodito nella vetrinetta dell’agenzia, ha riportato alla mente il caro ricordo di un indimenticabile tour nel Salento, in Puglia, realizzato per un club locale nel 2013.
Il tour è rimasto nel ricordo di tutti i partecipanti per gli indimenticabili momenti di allegria a dir poco contagiosa, che ha portato i partecipanti ad esprimersi in un vero spettacolo di danza e celebrazione ballando la TARANTA! Che risate!
Ma tra i ricordi, immediatamente la nostra attenzione è finita sulla storia delle “CARTAPESTA”, un materiale umile di per sé, ma altamente adattabile ad essere veicolo di elevata espressione artistica.

COSA CI RICORDA LA CARTAPESTA?

Il presepio, il carnevale con i carri allegorici e le maschere (ad esempio di Putignano, Viareggio, Venezia), i lavoretti prodotti a scuola nelle ore di “Applicazioni Tecniche” … ma anche le meravigliose sculture presenti in chiese e palazzi, in alternativa ad equivalenti opere di arte scultorea e decorativa in legno e marmo.

La cartapesta fu utilizzata dai greci nel IV secolo a.C. per maschere comiche ed icone di culto, dagli egizi che producevano con essa maschere funebri e decorazioni per i sarcofagi, dai cinesi che la utilizzarono per ricavarne oggetti di uso comune (come cofanetti, scodelle, vasi).
In Italia trovò collocazione e massima espressione nel Leccese (Salento, Puglia) sin dal Quattrocento, come materiale utilizzato per la creazione di imponenti bozzetti o modelli, realizzati in fase di “studio preparatorio”, per concretizzare successivamente l’opera finita in materiale nobile.

In realtà la cartapesta fu sfruttata sin da subito come metodo economico e semplice per concepire statue e manufatti di varie dimensioni, leggere, plasmabili, e decorabili senza troppi oneri, a sostituzione delle tradizionali statue in bronzo, marmo e legno, troppo costose, pesanti ed inadatte al trasporto.

Gli artigiani locali sperimentarono nuove tecniche mescolando carta, gesso, paglia, stracci ed altri materiali poveri.
L’economicità del prodotto e la facilità di lavorazione concesse il suo uso per la produzione di calchi, copie e repliche a basso costo: una evidente convenienza che però causò per secoli la classificazione della cartapesta come “opera di ultimo livello” nella gerarchia delle arti, destinandola talvolta alla non conservazione, nonostante l’eccezionale potenzialità e contenuto artistico.
Questa declassificazione però, divenne discutibile anche grazie al Vasari, tra i più strenui fautori della distinzione fra arti maggiori e minori, che non esitò a citare la cartapesta nelle sue “Vite” ( trattato del XVI sec., “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”) parlandone spesso in relazione ad autori d’eccellenza circonfusi dalla fama.

Lorenzo Ghiberti, Madonna col bambino

In epoca rinascimentale, creativi d’eccezione come Donatello sperimentavano il prezioso impasto, apprezzandone la malleabilità e la leggerezza, che accentuavano la resa realistica più espressiva e la modulazione più morbida e soffusa delle forme, evocando una spinta indagine introspettiva e spirituale.

Dopo Donatello, quasi tutte le botteghe dei più celebri scultori fiorentini si dedicarono alla replica di rilevi di piccolo e medio formato in cartapesta che furono oggetto di una amplissima diffusione: di enorme successo le Madonne con bambino di Jacopo Sansovino, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano.
Chi ha avuto il privilegio di nascere e crescere a Lecce, oltre alle note bellezze della città e dei suoi usi e costumi (che presto andremo a vedere), nel suo bagaglio di esperienze può vantare il profumo delle botteghe dei maestri cartapestai. Proprio come facemmo durante il nostro viaggio, affollando uno dei più noti laboratori e mettendo letteralmente le MANI IN PASTA… quale meraviglia di risa e sensazioni tattili!



Eccolo un piccolo assaggio dell’arte vissuta nell’atelier del maestro:


Il connubio perfetto tra arte e spiritualità, ha dato origine alle grandi statue e decorazioni del barocco leccese. Ancora oggi la leggerezza di queste statue permette loro di essere trasportate nelle pittoresche processioni della Settimana Santa, che in Puglia divengono vere e proprie attrazioni turistiche.

La “carta pesta”, papier machè per i dizionari inglesi, francesi e tedeschi, trova la sua definizione più accurata in un dizionario edito nel 1830 a Venezia: “carta macerata in acqua e ridotta liquida o in pasta”.

>>> Clicca qui per saperne di più sull’origine delle maschere veneziane <<<

MA COME SI FA LA CARTA PESTA?

Vi sono due procedimenti fondamentali per ricavare la cartapesta: utilizzando un agglomerato a base di pasta di carta o incollando fogli di carta uno sull’altro. In entrambi i casi, si utilizza materiale di recupero.
Oltre alla carta, servono paglia, modellata ed utilizzata con spago e filo di ferro per creare la struttura portante delle statue, e gesso o terracotta per gli arti ed il volto.
Oltre a questi fondamentali, altri materiali utilizzati sono pasta di amido, stracci e colla naturale.
La carta viene pestata a mano, fatta bollire e successivamente pressata per togliere l’acqua in eccesso; viene legata alla pasta di amido ed a sostanze resinose ottenendo un composto né troppo liquido né troppo denso. Con un pizzico di solfato di rame si proteggono le opere dalla minaccia dei tarli.
La lavorazione continua con l’essiccazione all’aria o al sole, la focheggiatura con cucchiai arroventati utili ad imprimere l’impasto di paglia, carta e colla determinandone la forma, fissando movenze e correggendo imperfezioni.
Molti artigiani usano spennellare l’opera con uno strato di “colla perla” dopo l’essiccazione, per garantire un ulteriore fissaggio e la tonalità giallastra o rossastra.
Infine le fasi finali: l’ingessatura, la stuccatura e levigatura. Da ultimo la colorazione e decorazione per caratterizzare il personaggio o l’oggetto.
Vengono utilizzati colori ad olio o preparati dagli artigiani stessi, le cosiddette terre, ossia colori artigianali prodotti secondo antichi e “misteriosi” procedimenti, tramandati di maestro in maestro.



Se ora hai voglia di provare a mettere le mani in pasta anche tu, ecco un video tutorial su come fare la cartapesta a casa!


L’Arte della Cartapesta Salentina costituisce quindi un’eccellenza indiscussa della lunga tradizione artigiana locale: ecco perché anche noi scegliemmo un “delizioso libricino in cartapesta” come ricordo simbolico del viaggio, oggetto che distribuimmo ad ogni partecipante.

Vi abbiamo fatto venire il desiderio di saperne di più? E allora organizziamo un meraviglioso viaggio in Salento in occasione dei numerosi ed indimenticabili “MERCATINI DI NATALE”! Ci faremo accogliere dalla cartapesta, che farà da Ospite principale e padron di casa!

Come dici? Che il Salento si visita solo nei mesi estivi?
Ma chi l’ha mai detto? Durante il periodo invernale (ed in particolare natalizio) il Salento pullula di innumerevoli e diffusi eventi caratteristici organizzati dagli enti locali; le strutture ricettive si offrono a prezzi vantaggiosi ed il Natale diviene certamente più “CALDO”, non solo per l’atmosfera, ma anche per il clima caratterizzato da temperature poco più che autunnali!

E quindi: appuntamento con la Puglia, il Salento ed il centro storico leccese, dove semplicemente passeggiando potremo entrare nelle chiese barocche per rivalutare e riscoprire LA CARTAPESTA LECCESE!

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